Il fatto che Snam continui a focalizzarsi sulle attività correlate alla rete e allo stoccaggio del gas senza tenere adeguatamente in considerazione le emissioni degli utenti finali mina la credibilità del suo piano di transizione.
Il piano di transizione di Snam non valuta il carbon lock-in dei suoi asset, con più della metà degli investimenti previsti in infrastrutture per il gas probabilmente non allineati agli obiettivi climatici dell'UE.
L’azienda ha emesso attivamente debito con varie etichette di sostenibilità, ma poche prevedono impegni chiari per conformare l'impiego dei proventi alla tassonomia UE per le attività sostenibili.
Gli investitori sensibili alla sostenibilità dovrebbero esaminare attentamente i contributi del debito etichettato di Snam al suo piano di transizione.
Snam ha reso noto il suo “piano di transizione” per l'azzeramento delle emissioni entro il 2050 in ottobre e nel suo Piano Strategico 2025-2029. L'azienda italiana del gas è stata tra le prime a pubblicare un piano di transizione più completo e attuabile, ben prima dei requisiti obbligatori stabiliti dalla Direttiva dell’Unione Europea (UE) sul reporting di sostenibilità aziendale e dalla Direttiva sulla due diligence di sostenibilità aziendale.
Secondo la definizione della Commissione europea, un piano di transizione per la mitigazione dei cambiamenti climatici è “un aspetto degli obiettivi, delle azioni e delle risorse di un'impresa per la sua transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio, che include azioni quali la riduzione delle emissioni di gas serra in relazione all'obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e alla neutralità climatica”. L'European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) ha recentemente pubblicato una prima bozza di guida all'implementazione dei piani di transizione, che offre alle aziende una struttura chiara con cui delineare i propri obiettivi di compatibilità, le leve di decarbonizzazione, gli investimenti e i finanziamenti, la governance, la strategia e i progressi.
Nel 2021, l'IEEFA ha espresso scetticismo riguardo alla compatibilità degli obiettivi di Snam con l'Accordo di Parigi a causa dell'esclusione dalla rendicontazione delle emissioni e dagli obiettivi di Scope 3 delle emissioni derivanti dall’uso finale del gas trasportato. L'ultimo piano di transizione di Snam delinea ambizioni di azzeramento delle emissioni Scope 3, tuttavia non tiene conto di queste significative emissioni degli utenti finali (100 volte superiori alle emissioni Scope 1 e 2 combinate, come nota la stessa Snam nel suo piano di transizione). L'azienda sostiene che le emissioni Scope 3 sono “al di fuori del [suo] controllo diretto”, tuttavia il revisore esterno Moody’s ha valutato negativamente questa posizione, riducendo il suo Net Zero Score finale a tre su una scala di cinque punti.
L’ambizione di Snam di facilitare il trasporto di gas non fossili in Europa sembra in contraddizione con il suo preteso ruolo limitato nella riduzione delle emissioni a valle. Secondo l'IEEFA, un modo chiaro e oggettivo per dimostrare un progresso credibile nella transizione sarebbe includere immediatamente queste emissioni Scope 3 (ad esempio, utilizzando il metodo di calcolo del throughput descritto da CDP) monitorandone ogni anno la riduzione. Questo percorso di decarbonizzazione supporterebbe meglio la visione di Snam di un “assetto multi-molecolare”, che include il biometano e l’idrogeno.
Snam ha fissato obiettivi di Scope 1 e 2 in linea con la metodologia generica dell’iniziativa (Science-Based Targets initiative - SBTi). Questi obiettivi di performance sono legati ai relativi strumenti di sostenibilità, rendendo l’azienda responsabile dell'implementazione della decarbonizzazione. Gli obiettivi provvisori includono, ad esempio, la riduzione delle emissioni di gas serra di Scope 1 e 2 del 25% entro il 2027, del 40% entro il 2030 e del 50% entro il 2032.
Questi obiettivi, tuttavia, non descrivono completamente il modo in cui l'azienda gestisce i rischi legati alla transizione climatica in uno scenario di riscaldamento globale di 1,5°C. Il modo in cui risponderà ai cambiamenti del mix energetico nell'ambito della neutralità climatica dell'UE sarà fondamentale per il successo del suo piano di transizione. Le attività di trasporto, stoccaggio e rigassificazione di Snam nel midstream restano inalterate nell'attuale quadro normativo, tuttavia sono esposte al calo della domanda italiana di gas in un sistema energetico sempre più elettrificato. Il consumo di gas del Paese è diminuito del 19% dal 2021 al 2024.
Snam punta con decisione sulla cattura e lo stoccaggio dell'anidride carbonica, sull'idrogeno blu e sul biometano, con un investimento previsto di 23 miliardi di euro dal 2023 al 2032. Tuttavia, si prevede che meno della metà di questi investimenti sia in linea con la tassonomia dell'UE, un sistema di classificazione che definisce i criteri di sostenibilità ambientale per le attività economiche. L'azienda dichiara che i suoi investimenti in infrastrutture per il gas saranno “pronti per l'idrogeno”, ma probabilmente la maggior parte di questi progetti non soddisferà i criteri climatici dell'UE. Sebbene la prosecuzione degli investimenti in combustibili fossili possa essere incentivata dalla prospettiva di incrementare i rendimenti attraverso l'espansione della base di asset regolamentati, che si prevede crescerà del 6% annuo tra il 2024 e il 2029, tali asset aumentano significativamente i rischi di carbon lock-in.
Inoltre, l’esperienza in questi progetti è limitata. Nel 2023, la spesa in conto capitale (capex) allineata alla tassonomia dell'UE ammontava a 626 milioni di euro, pari al 29% del totale di 2,2 miliardi di euro. Più della metà degli investimenti per la rete del gas e due terzi degli investimenti per i biocarburanti non erano allineati alla tassonomia dell'UE. L'IEEFA teme che il piano di transizione di Snam non specifichi le potenziali emissioni “bloccate” (locked-in) di questi nuovi asset e prodotti regolamentati.
Snam ha emesso attivamente debito sostenibile con una serie di etichette, tra cui “azione per il clima”, “transizione”, “legato alla sostenibilità”, “transizione allineata alla tassonomia UE” e “verde”. Se, da un lato, l'azienda mira ad aumentare ulteriormente la propria quota di finanza sostenibile, dall'altro gli investitori devono essere consapevoli delle implicazioni di queste etichette.
I 1,45 miliardi di euro di transition bond (obbligazioni di transizione) in linea con la tassonomia dell'UE di Snam potrebbero apparire più credibili rispetto ad altre etichette, alla luce dell’impegno dell’azienda di selezionare progetti secondo i requisiti della tassonomia dell'UE. Tuttavia, Snam non ha dettagliato i progetti associati ai proventi di 918 milioni di euro allocati al 2023, né ha confermato come questi progetti siano conformi ai criteri di selezione tecnica della tassonomia. In ogni caso, questo rappresenta solo un quarto del suo debito totale con etichetta sostenibile e meno del 10% dei suoi prestiti finanziari totali dichiarati a dicembre 2023. Dato che la maggior parte della pipeline di progetti di Snam non soddisfa i criteri della tassonomia, è probabile che i proventi del debito etichettato vadano a finanziare progetti con un rischio più elevato di carbon lock-in.
È necessaria una maggiore trasparenza per dimostrare come i proventi di questo debito possano contribuire al piano di transizione di Snam e ridurre il rischio che quest’ultimo sia percepito come “greenwashing”. Ad esempio, l’azienda potrebbe utilizzare il prossimo Standard europeo per i green bond per migliorare il proprio piano di transizione. Snam prevede di condurre un'analisi di ammissibilità dei propri investimenti, iniziativa che potrebbe rappresentare un passo positivo verso l'allineamento di alcune emissioni di debito allo standard laddove i proventi siano destinati a piani di investimento aziendali in linea con la tassonomia UE.
Nel tempo, Snam dovrebbe puntare a un maggiore allineamento alla tassonomia dell’UE investendo in un portafoglio diversificato di attività sostenibili dal punto di vista ambientale. Ciò dovrebbe essere fissato come obiettivo di performance degli strumenti legati alla sostenibilità dell'azienda, garantendone la responsabilizzazione. L'attuale quadro di finanziamento legato alla sostenibilità di Snam è incentrato su obiettivi di emissioni che non tengono adeguatamente in considerazione l'esposizione dell'azienda ai rischi della transizione. Tutelare l'uso dei proventi del debito secondo lo standard europeo dei green bond, con una struttura articolata legata alla sostenibilità, aumenterebbe la credibilità del piano di transizione di Snam.
L'emissione di una serie di green bond europei credibili potrebbe indicare una riduzione dei rischi legati alla transizione, tuttavia Snam ha ancora molta strada da fare. Limitarsi ad apporre una serie di etichette di sostenibilità agli strumenti di debito non farà altro che sollecitare un maggiore controllo sui progressi dell’azienda in materia di transizione.